di Mariano Sessa
Diventa sempre più difficile trovare argomenti interessanti, più difficile ancora è scrivere qualcosa di nuovo; alla fine mi sono deciso di ridare vita ad un argomento di (permettetemi) ‘secondo’ piano ma che in questi anni mi hanno solleticato con spunti ed esempi. Mi riferisco alle erbe di compagnia. Da quando sono tornato a frequentare prati, aiuole ed altri anfratti erbosi andando a passeggio in compagnia della mia amatissima Dori (eccola qui sotto)
ho ricordato alcuni momenti del passato, alcuni progetti accantonati e che avrei ancora in mente di mettere in pratica, nonostante tante delusioni e tanti insuccessi. Proprio andando a spasso con i miei amati cani, molto prima con il famoso Thomas, il mio primo assistente alla ricerca (qualcuno del club se lo ricorda ancora), uno splendido tabui un incrocio tra un breton ed un volpino, mi sono soffermato spesso, per colpa o per merito suo, in aree semi abbandonate notando qualche pianta o qualche fiore, mai visto prima, nelle bordure dei marciapiedi; vi garantisco che andare a spasso col proprio cane è una delle cose più belle, rilassanti ed anche proficue a volte. Oggi passeggiando con Dori e osservando da vicino alcune piante nostrane selvatiche che crescono nelle bordure o in spazi brulli e abbandonati, ho osservato meglio determinate loro caratteristiche durante tutta la stagione vegetativa, fioritura compresa che per le piante è il modo più eclatante per farsi notare. Non di rado mi sono imbattuto in piante assolutamente strane ed interessanti ed una di queste l’avevo portata a casa e messa in un vaso. Ho cercato su internet tra le asteracee cui somigliava tanto ma senza risultato. Chissà da dove era arrivata! Si era sviluppata molto bene nella nuova dimora ed aveva anche rifiorito ma poi non sono riuscito né a mantenerla e nemmeno a farla riprodurre nonostante ne avessi conservato gli acheni. Sono passati circa cinque anni da allora ma non ne ho mai più viste di quel genere. E dire che l’avevo trovata sul ciglio della strada mescolata ad altre erbe infestanti. Col tempo, l’esperienza mi ha affinato l’occhio imparando a riconoscere quello che poteva essere veramente interessante da quello assolutamente dispersivo o negativo. Molto spesso si tratta di erbe che conosco superficialmente ma che ho ritrovato in un libro di piante medicinali; sono usate per la fitoterapia e in erboristeria che è poi l’antenata della medicina odierna.
La medicina sia quella antica che quella moderna hanno studiato le singole proprietà di tutto il regno vegetale e scoperto quelle piante più utili ed efficaci a combattere le malattie. Da qui i ricercatori sono partiti per arrivare a ricreare in laboratorio i farmaci sintetici che usiamo largamente oggi. Per tornare al tema delle erbe di compagnia, come quelle ‘giapo’ si sa, quelle sono le loro e le ritroviamo in tutti gli allestimenti di una certa importanza. Forse ci suggestionano le forme e l’aspetto delicato perché arrivano da laggiù ma poi mi sono domandato … ma noi non abbiamo proprio niente di paragonabile? Perché non associare qualche nostra ‘erba’ alle nostre essenze dando anche un tocco di familiarità e di naturalezza? Certo che vedere dei fili d’erba viola fa un po’ strano ciò non toglie che anche alcune nostre erbe possono fare bella figura in ogni esposizione. Cessate anni fa le pubblicazioni cartacee del Bonsario mi erano rimaste alcune righe conservate in bozza e accantonate in attesa di … oggi. Le ho ritrovate, riprese, rivisitate e completate.
Questa pulce di scrivere qualcosa su di queste mi era rimasta fin da quando ho visto anni fa sia durante una visita domiciliare a casa di Mario Sandri una piccola pianta di Tarassaco fiorita e in splendida forma e successivamente un’altra specie appartenente alla vastissima famiglia delle Asteracee. Dopo paziente ricerca ho individuato questa pianta nella Costolina giuncolina
Quella di Mario di particolare aveva le foglie con venature rossastre/violacee. Lui mi disse di averla raccolta in montagna proprio per la particolare colorazione delle foglie. Qui in pianura vive la varietà che vedete in foto le cui foglie sono di un bel verde lucente. Di questa pianta ne raccoglievo i fiori ormai chiusi prima che gli acheni maturassero per darli ai miei uccellini come integrativo ai soliti semi, ne erano proprio ghiotti!. Ho da poco raccolto una piantina e mi ripeterò a brevissimo in questa esperienza. Insieme a questa ho raccolto anche qualche piantina di favagello.
Ne avevo vista una esposta due anni fa alla mostra ‘Follie in fiore’ alla Certosa di Collegno a far da compagnia ad un bonsai e in quella stessa edizione della mostra anche un florovivaista ne teneva alcune fiorite in un grande vaso con tanto di cartello. Ma poi altre essenze nostrane molto diffuse nel nostro territorio si adattano ad essere ‘educate’ a stare nei vasetti; con mio stupore ho visto bellissime piantine di viola mammola, mughetto, favagello, pratoline, felci nostrane, sempervivum, il ranuncolo dei prati che vedete qui
la ajuga, facile da trovare in natura al limitare dei boschi, forma dei veri tappeti fioriti e che qui sotto vedete già in vaso in compagnia di una specie di viola mammola dal fiore bianco. La fotografia l’ho scattata al nostro mercatino di aprile dell’anno scorso. E’ piuttosto rustica e non richiede particolari cure.
il silene con le sue belle campanelle bianche che sbocciano a maggio è una varietà rustica che si trova facilmente basta aguzzare la vista. Sul web ho visto delle varietà colorate non nostrane. E poi tante altre erbe facilmente reperibili di cui mi sono perso il nome ma non il posto in cui crescono e da cui mi posso rifornire finché raggiungerò l’obiettivo di mantenerle e farle ‘invecchiare’ in piccoli contenitori. Ad esempio, avete mai osservato per bene la cicoria con quegli splendidi fiori di un celeste che a volte tende all’indaco nel bel mezzo di uno spartitraffico? Anche questa è una specie perenne ma non so quanto ‘addomesticabile’. Voglio tentare lo stesso, tanto un posticino sul balcone glielo trovo. Molte erbe tra quelle che ho citato sono perenni, hanno tuberi o radici resistenti quindi proprio quello che ci serve. Ce ne sono di sicuro migliaia di tante altre piante nostrane presenti nei nostri prati, nelle anche aree verdi cittadine. Veramente con poco sforzo ma tanto spirito di osservazione si possono ottenere dei risultati soddisfacenti e alla portata di tutti. Cimentatevi anche voi, provate e mi darete ragione.
P.s. Ma poi, i ‘giapo’ ce l’hanno il tarassaco?