di Mariano Sessa
Mi sono sempre piacevolmente meravigliato di come a volte la Natura riesca, nonostante gli interventi cruenti di alcuni manipolatori genetici, a riprendere il proprio corso se aiutata.
Di questi scienziati manipolatori (o forse meglio dire apprendisti stregoni?) si parla tanto ultimamente in altri àmbiti ma il mio discorso invece è riferito a quello nostro più ambìto (occhio all’accento!), quello dei bonsai.
Il mio primo capoverso può spaventare, sconcertare ma, state tranquilli, niente che noi non abbiamo già visto e vissuto e che conosciamo molto bene poiché i nostri interventi ‘cruenti’ sono nient’altro che le potature, le rimodellature, le cure e tutti quegli interventi che comportano necessariamente il taglio di alcune porzioni delle nostre piante.
Ho sempre raccontato del mio patimento nel vedere tagliare rami, nel farlo io stesso e nel medesimo tempo della successiva febbre da talea, la definirei così.
Mi spiego anche se molti hanno già capito perfettamente a cosa mi riferisco.
Sarà capitato a molti se non proprio a tutti di voler provare a far attecchire uno o più rametti appena tagliati e staccati dalla pianta madre e così facendo, tra un successo ed un fallimento, si imparano i segreti e i trucchi per aiutare la Natura a riprendere il proprio corso.
Queste esperienze aggiungono tante nozioni tecniche al nostro sapere poiché scopriamo tante cose come ad esempio quella che non tutte le essenze si possono moltiplicare così.
Da questo fine originario, la moltiplicazione della specie appunto, è nata la tecnica della talea che è diversa a secondo del materiale utilizzato e si può dire quindi che da una talea legnosa, semilegnosa, radicale, fogliare si vorrebbe … ottenere una nuova piantina.
Sono facilmente reperibili le istruzioni per cimentarsi tra queste tecniche, personalmente mi trovo più portato per quella legnosa ed in effetti quasi la totalità delle mie beniamine derivano da talee legnose e alcune proprio curate da me (incredibile!).
Altra cosa da sapere è che tale tecnica non si applica a tutte le essenze; per le conifere, ad esempio, mi era stato detto e spergiurato del sicuro fallimento dei tentativi esperiti ma io ci ho voluto provare lo stesso e a parte il discorso dei ginepri in effetti sui pini e abeti ecc…, per quanto bello, sano e robusto fosse stato il materiale di partenza (il ramo), l’insuccesso era largamente previsto.
Anche il periodo stagionale influisce sulla riuscita dell’esperimento anche se, disponendo di una serra adeguatamente riscaldata, si può fare più o meno tutto l’anno ( v. manuali vari).
Sappiamo che questo è il modo per guadagnare tempo solitamente un anno o due rispetto alla coltivazione con partenza da seme ma con il vantaggio notevole di non avere il fittone perché le radici si propagano a raggiera proprio come serve a noi!
La porzione di pianta che si vuole far attecchire, la talea appunto, è staccata completamente, è senza radici e quindi mantenerla in vita e riuscire a farla rivivere e prosperare, questo sì che è un miracolo!
L’altra tecnica di moltiplicazione, la margotta, è diversa e sicuramente molto più gratificante per i risultati che si ottengono, piante già grandi, adulte e vecchie ma solo in apparenza.
Con questo sistema la porzione di ramo margottato viene separato dalla pianta madre solo a radicamento avvenuto e fino a quel momento continua a ricevere la linfa vitale.
Per questo motivo ritengo che la margotta sia un miracolo minore rispetto a quello della talea che, invece, partendo da una massima situazione di stress per quella parte vegetale definitivamente staccata dalla pianta di origine fatica non poco per riattivare il suo ciclo vitale rimettendo radici e poi foglie nuove e poi ancora altri nuovi rami.
La maggioranza degli esemplari in commercio sono ‘creati’ con la tecnica della margotta perché questo tipo di intervento è più premiante e produttivo, insomma, paga l’occhio ma il cuore poi duole sotto il portafoglio.
Che questi esemplari sono margotte lo si scopre magari in una successiva fase di rinvaso.
Ma a chi come noi non ha obiettivi prettamente economici rimane fortunatamente la possibilità di provarci e magari anche di riuscirci con grande soddisfazione sia con la talea che con la margotta; io ci ho provato e credetemi sono state e sono ancora proprio delle belle esperienze!