di Luca Maggiora
Il nome Ligustro deriva dal latino “lego”, poiché i rami terminali,lunghi e flessibili, erano usati in campagna sia per effettuare legature sia per la fabbricazione di oggetti di vimini. Il genere comprende circa cinquanta specie che per il loro aspetto cespuglioso e per le loro foglie più o meno persistenti vengono usate per la formazione di siepi folte, piacevolmente fiorite e profumate sul finire della primavera.
Non avevo mai lavorato prima una pianta di questo genere, ma l’occasione mi si presentò quando riuscii a recuperare da un amico dei ceppi di una vecchia siepe (circa trenta anni) che in primavera sarebbe stata smontata per far posto ad una nuova. Tra questi ve ne era uno di notevoli dimensioni e decisi di metterlo in un contenitore, mentre gli altri vennero posti in campo.
Il contenitore cui accennavo era costituito da una cassetta di polistirolo di cm 38×28 profonda circa cm 15 forata sul fondo al fine di garantire un buon drenaggio, riempita con un substrato a base di terriccio di foglie e torba bionda, con aggiunta di terra di campo e pomice di granulometria grossa.
Durante tutta la primavera e l’estate del 1997 la pianta venne lasciata germogliare liberamente e curata solo per quanto concerne l’annaffiatura e la somministrazione periodica di una leggera concimazione a base di prodotti liquidi. Il terriccio non si dimostrò molto adeguato in quanto, nonostante fosse abbastanza drenante, restava bagnato molto a lungo. Nonostante ciò a fine stagione la pianta aveva prodotto rami robusti e lunghi fino ad un metro.
Nel mese di novembre effettuai un’ulteriore capitozzatura dei grossi monconi restanti e venne scelta la linea definitiva del massiccio tronco.
All’inizio della primavera del 1998 effettuai il rinvaso della pianta e, notando con soddisfazione l’abbondante produzione di radici, la posi nuovamente in un contenitore di polistirolo con un substrato composto da pomice {granulometria media 4- 7 mm) e foglie di Faggio compostate. La germogliazione non si fece attendere e il tronco si riempì di nuovi rametti che vennero poi selezionati ed avvolti col filo metallico.
Durante tutta la stagione vegetativa, ad esclusione del mese di agosto, eseguii concimazioni organiche con pollina e i rami vennero periodicamente potati a due gemme quando raggiungevano la lunghezza di 5-6 internodi.
Alla fine del mese di febbraio 1999 la pianta venne potata e posta in un primo contenitore bonsai utilizzando un substrato uguale a quello precedente per garantire un buon drenaggio e la possibilità di abbondanti concimazioni.
D’ora in poi infatti, l’obiettivo sarà quello di infittire e selezionare i palchi per farle acquistare un aspetto più vetusto.