Nel gennaio 2001, Graig Coussins, mi contattò per chiedermi se poteva venire a trovarmi ed avere del materiale da pubblicare suI suo nuovo libro che intendeva scrivere e pubblicare anche in America. La sua intenzione era quella di descrivere tecniche avanzate di lavorazione, e mi propose di mostrargli non solo piante della mia collezione, ma soprattutto quelle impegnative tecniche di lavorazione che utilizzo per impostare pini e ginepri.
Il primo problema che mi si presentò era di scegliere quale essenza sarebbe stata la più adatta, dovendo lavorare in giardino nei giorni del 29 e 30 gennaio con circa -20 gradi di temperatura. Io abito nel nord Italia, vicino a Torino. La scelta cadde su un grosso ginepro sabina, con due anni di attecchimento. La parte vegetativa era formata da un solo ramo di diametro di 6 cm alla base e lungo 150 cm.
Era mia intenzione piegarlo in tre punti, per circa 180°, cosi da creare solo con esso, tutta la cupola aerea del futuro bonsai. Come prima operazione fessurai per quasi tutta la sua lunghezza il ramo che dovevo piegare, onde favorire la sua piegatura.
La successiva fase fu quella di fasciare la corteccia con una striscia di gomma per proteggerla anche perché, in caso di rottura del ramo, la gomma comprimendo la corteccia, favorisce la cicatrizzazione in poco tempo. Come armatura fissai sul ramo tre fili di rame cotto da 3 mm. per tutta la sua lunghezza. Questo per diminuire il rischio di rottura durante la piegatura. Poi con la stessa gomma, feci un’altra fasciatura sopra i fili. Infine applicai a spirale il filo di rame cotto da 5 mm. suI ramo protetto.
Aiutandomi con un attrezzo di mia realizzazione, piegai il ramo nel primo punto di circa 160°. Avvenne la prima rottura del ramo fasciato, successivamente ci furono altre due rotture nei due punti che stavo piegando.
Dopo circa 4 mesi il ramo che aveva subito 3 rotture, non solamente dava segni di ottima vegetazione, ma cominciava a fiorire e fruttificare.
Questo mi permise di fare una riflessione sulla diversità di comportamento tre il ginepro e il pino. Nel ginepro la parte aerea è quella a più robusta, che ti permette di piegare, rompere, fessurare e tagliare un ramo, perché ricaccerà sempre da qualsiasi ramo o dal tronco, mentre la parte radicale è delicatissima e non sopporta che venga accorciata nessuna radichetta.
Nel pino, al contrario, un’eventuale potatura per accorciare le radici, attiva quelle più a monte rimaste verso il piede, mentre la delicata parte aerea non ricaccerà se subisce un eventuale rottura
Dopo circa un anno dalla prima lavorazione, a fine agosto, l’ho rinvasato utilizzando la stessa pomice Sabina4.jpg (153665 byte)in cui era vissuto nel tempo delI’attecchimento (io utilizzo solo pomice lavata quando metto in contenitore di coltivazione le piante raccolte ).
Il ginepro aveva prodotto una considerevole quantità di nuove radici.
Al momento di collocarlo in vaso, sono riuscito a contenere tutte le radici nel vaso bonsai senza tagliarne nessuna.
La pianta, che sto ancora educando, gode di ottima salute.